mercoledì 27 marzo 2013

I revolver nel Vecchio West



L’invenzione del sistema a percussione dischiuse le porte alla progettazione delle armi a più colpi: il sistema a pietra focaia era stato troppo difficile da adattare ad armi che sparassero più di due o tre colpi: erano stata prodotte alcune armi a ripetizione a pietra focaia, ma erano troppo costose, ingombranti e non molto affidabili. 

Il responsabile dei più importanti progressi fu un americano del Connecticut il cui nome è diventato sinonimo di rivoltella: Samuel Colt (1814-1862). Sebbene non abbia inventato il revolver, arma nota già fin dal XVI secolo, Colt ne rivoluzionò il progetto e, cosa ancora più importante, introdusse un sistema per produrlo in serie. Realizzò una pistola dotata di un tamburo nel quale erano ricavate cinque o sei camere, ognuna col suo tubicino o luminello per tenere in posizione la capsula a percussione. Armando il cane si azionava un semplice ed affidabile sistema che faceva ruotare il cilindro e allineava una camera carica con la canna dell’arma e col percussore: premendo il grilletto il cane cadeva in avanti e colpiva la capsula sparando il primo colpo. Ripetendo l’operazione si sparavano gli altri colpi fino a svuotare completamente il tamburo. La prima apparizione di colt nel mondo delle armi non ebbe gran successo, ma brevettò il suo sistema e rimase con perseveranza nel settore fino al 1848 quando, in seguito alla pubblicità ottenuta durante la guerra contro il Messico,  introdusse la rivoltella pesante Dragoon a sei colpi, cal. .44”, con incisa la scena di un combattimento tra Texas Rangers e pellerossa sul tamburo, che ebbe un discreto successo, tanto da essere mantenuta in produzione fino al 1861. Sempre nel 1848 intraprese la costruzione della piccola rivoltella Pocket che sparava una palla cal. 31”, recava incisa la scena di una rapina alla diligenza sul tamburo e che, con qualche piccola modifica apportata nel 1849, rimase in produzione fino al 1873 quando l’introduzione massiccia delle armi a bossolo metallico fece scomparire quelle a luminello. Già nel 1847 era iniziata la produzione della Baby Dragoon in cal. .31” a cinque colpi, che recava sul tamburo l’incisione parziale della scena riprodotta sulla sorella maggiore e venne prodotta in oltre 15.500 esemplari fino al 1850.


Nel 1851 venne introdotta sul mercato la rivoltella Belt, più nota come Navy, a sei colpi cal. .36”, con incisa una scena di battaglia navale sul tamburo e che fu costruita fino al 1873: era il modello preferito dello stesso Colt e, precisa, elegante ed affidabile, venne costruita in circa 250.000 esemplari.
Proprio nel 1851 venne organizzata nell’Hyde Park di Londra l’Esposizione Universale del Commercio e dell’Industria e colt decise di parteciparvi ed esporre i suoi modelli: grazie alla pubblicità ed a regali a personaggi noti ed alla capacità commerciale dello stesso Colt il suo prodotto ebbe un fortissimo impatto sul mercato britannico, disturbando i produttori locali, che vennero ancor più disturbati dalla costruzione di uno stabilimento produttivo Colt a Pimlico, nei pressi di Londra.
Per tutte le armi citate, le canne erano prodotte in diverse lunghezze e riportavano incise varie indicazioni, tra cui l’indirizzo della fabbrica di costruzione (e ciò ci permette di distinguere le armi prodotte negli Usa da quelle inglesi).
Nel 1856 iniziò la produzione della rivoltella New Model Pocket con cane laterale, ma nel 1861 tornò al vecchio sistema del cane centrale, con un modello derivato dalla Navy e nello stesso cal. .36”.
Nel 1860 apparve un’arma di maggiori dimensioni e calibro, nota come Holster o New Model Army 1860, cal. .44” le cui linee vennero interamente riprese per la rivoltella New Model Navy 1861, cal. .36” e per la Police Model. Il mod. 1860 fu l’arma corta più diffusa durante la Guerra di Secessione e l’Unione ne acquistò oltre 127.000 esemplari.


La fabbrica Colt di Pimlico non durò a lungo, ma, stimolati dal successo di Colt, molti produttori britannici iniziarono a prendere in considerazione il mercato delle rivoltelle. Uno dei principali costruttori fu Robert Adams che iniziò ben presto a produrre un’arma a tamburo a percussione di grosso calibro. Il progetto di Adams differiva da quelli di Colt sotto molti aspetti, ma la differenza principale consisteva nel sistema di sparo: le Colt erano tutte a singola azione: per sparare il cane doveva essere armato a mano, tirandolo indietro solitamente col pollice; al primo scatto, a metà corsa, il cilindro ruotava per la ricarica e una volta che l’arma era pronta il cane veniva fatto ulteriormente arretrare e, al secondo scatto, bloccato in posizione, ovvero armato e pronto al fuoco. Si premeva quindi il grilletto e il cane, spinto da una molla collocata nel calcio, scattava in avanti, percuotendo la capsula posta sul luminello e facendo sparare l’arma.

Nelle prime rivoltelle di Adams in cane non era dotato di cresta ed erano quindi molto difficili da armare, ma l’armamento non era demandato al pollice, bensì al grilletto (sistema a doppia azione): tirando il grilletto, infatti, si faceva ruotare il tamburo e si armava il cane, quindi, continuando a premere il grilletto, il cane veniva liberato cadendo in avanti e facendo partire il colpo. Vi furono infinite discussioni su quale dei due sistemi fosse il migliore ed ogni schieramento produsse validi argomenti: l’azione singola consentiva un tiro più preciso, mentre la doppia azione un tiro più veloce (anche se la maggio forza da esercitare sul grilletto rendeva il puntamento più difficoltoso in quanto tendeva a far ruotare la mano). Nel 1855 Adams fece un ulteriore passo avanti, introducendo un revolver che utilizzava un sistema brevettato dal tenente Frederick Beaumont che funzionava sia a singola sia a doppia azione e permetteva quindi all’utilizzatore di optare per il funzionamento più appropriato alla bisogna. Arrivarono così molte commesse militari per questo revolver.
Un altro grande produttore britannico fu William Tranter che cercò, in uno dei suoi modelli, di combinare i pregi di entrambi i meccanismo Colt e Adams utilizzando due grilletti, uno normale ed uno più lungo del consueto e che sporgeva abbondantemente sotto il ponticello del grilletto: la trazione sul secondo grilletto faceva ruotare il tamburo ed armava il cane e quella sul primo faceva scattare il cane e sparare il colpo. 



Il primo produttore inglese di revolver fu però James Kerr che produsse un revolver a 5 colpi che non fu molto apprezzato in patria, ma che divenne molto usato dai Confederati durante la Guerra Civile, assieme al Le Mat. Aveva un aspetto simile al Colt Root a cane esterno e laterale rispetto al castello. Venne prodotto sia a singola azione sia a doppia (pochi esemplari) nei classici cal. .36” e .44”.
Altri costruttori britannici si ritagliarono le loro fette di mercato, quali Lang, Deane, London Armoury Company, Baker, Daw, Harding, Parker e Webley, ma molti di loro sparirono velocemente dal mercato.
I revolver britannici erano venduti in cassetta, avevano finiture molto più curate degli omologhi americani e spesso erano usati come “armi da duello”, ma non vennero mai molto apprezzati negli U.S.A. e, nonostante venissero abbondantemente impiegati durante la Guerra di Secessione, subito dopo la sua fine sparirono praticamente dalla circolazione.
Il successo di Colt non stimolò solo i costruttori britannici e negli Stati uniti vi fu un forte incremento nella produzione di rivoltelle, stimolato anche dalla guerra civile (1861-1865): vennero usati una vasta gamma di stili e brevetti, alcuni palesemente copie dei revolver Colt, altri innovativi. Società come la Allen & Wheelock rimasero in vita solo tra il 1857 (anno in cui scadde il brevetto di Colt) e il 1864 ma produssero 20 modelli diversi di rivoltelle. La Bacon Manufactoring Company di Norwich (Connecticut) operò dal 1858 al 1867 e produsse rivoltelle a percussione molto simili al Police Model di Colt.
Un altro prodotto simile come aspetto a quelli di Colt fu costruito da J.H. Cooper di Pittsburgh (Pennsylvania): però nonostante l’aspetto simile ai Colt, era a doppia azione ed è facilmente riconoscibile perché il grilletto, per poter effettuare la lunga trazione che permette la doppia azione, è posto molto più avanti che nei modelli Colt.
Nonostante il nome, la London Pistol Company era una ditta americana le cui armi erano prodotte anche dalla Manhattan Firearms Manufacturing Company.
Un costruttore avventuroso fu John Walch di New York City che brevettò un sistema di rivoltelle a 10 e 12 colpi, ma la sua produzione fu estremamente limitata.
Nel 1859 Alexandre Le Mat di New Orleans produsse una rivoltella a percussione dotata di una canna liscia montata sotto la normale canna della pistola: non si trattava di un’idea innovativa poiché era stata usata già alcuni anni prima da altri costruttori, ma divenne famosa perché venne adottata da alcuni reparti Confederati durante la Guerra. Ciononostante la sua produzione fu limitata e la maggior parte delle sue rivoltelle venne costruita in Europa.
Durante la Guerra Civile americana le forze confederate non possedevano molte risorse produttive e si rivolsero prevalentemente all’importazione dalla Gran Bretagna (soprattutto), dal Belgio e dalla Francia, ma riuscire comunque a produrre alcune rivoltelle in regime di “autarchia”: tipo la Dance Brothers di Columbia (Texas) che fu la più attiva e prolifica casa produttiva, ma vi furono anche altri piccoli fornitori. 



Molti altri marchi nati verso la metà del XIX secolo scomparvero rapidamente, ma alcuni sono tutt’ora presenti sul mercato, come la Remington di Ilion (New York) fondata nel 1816 che, negli U.S.A. fu seconda solo alla Colt nella produzione di rivoltelle che produsse in 14 modelli: la più diffusa di queste era la New Model Army 1858 che analogamente alla Colt funzionava a singola azione, ma aveva il telaio chiuso e che venne pesantemente copiata da un altro produttore americano di New York, la Rogers & Spencer col suo modello Army Model del 1860, proposto sia in cal. .44” sia in cal. .38”.
Tutte le armi a percussione, sia ad azione singola sia ad azione doppia, soffrivano della medesima limitazione: erano tutte ad avancarica, cioè ogni camera doveva essere riempita con la polvere, bisognava spingere la palla fin contro la polvere e quindi sistemare una capsula sul mulinello. Venivano spesso utilizzate delle cartucce preconfezionate in carta, contenenti la carica della polvere e una palla di piombo, ma andavano aperte e versate sempre e comunque nella camera dal davanti del tamburo.

Nel 1835 il francese Casimir Lefaucheaux brevettò un sistema che impiegava un bossolo di metallo o cartone con un foro nel quale passava un piccolo spillo metallico: la punta dell’asta era appoggiata su un po’ di fulminato incorporato nella carica di polvere contenuta nel bossolo. Quando lo spillo veniva colpito esso premeva il fulminato facendolo detonare e producendo l’esplosione della carica di scoppio. Lefaucheaux progettò armi dotate di un piccolo intaglio nella culatta in modo che quando veniva inserita la cartuccia lo spillo potesse sporgere per essere colpito dal cane. La cartuccia a spillo venne presentata per la prima volta alla stessa esposizione di Londra del 1851 a cui prese parte anche Colt, ma pare che abbia destato poco interesse: però, in seguito all’impatto provocato dalle proposte di Colt, nel 1854 il figlio di Casimir, Eugene, brevettò in Francia e Gran Bretagna una rivoltella che impiegava cartucce a spillo e ben presto la sua azienda ricevette commesse militari da molte nazioni europee ed extraeuropee (ad es. l’Egitto), oltre a numerosi ordini civili: Gran Bretagna e U.S.A. non mostrarono molto interesse, ma in tutto il resto d’Europa le armi a spillo si diffusero con rapidità, realizzate in grandi quantità ed adottate da quasi tutti gli eserciti. Alcune furono certamente impiegate durante la Guerra di Secessione americana. La facilità con cui si caricavano le cartucce a spillo indusse alcuni produttori ad introdurre modelli di rivoltelle dotati di grossi tamburi contenenti 12 o anche addirittura 20 colpi, ma erano poco maneggevoli e molto ingombranti e non riscossero grande successo. Alcuni produttori poi, come il francese Jarre, sostituirono il tamburo con una sbarra piatta scorrevole lateralmente nella quale erano ricavate le camere: data questa forma queste armi vennero denominate anche “pistole ad armonica”, ma non ebbero successo. Molto più successo ebbero invece delle armi di piccole dimensioni, che potevano essere nascoste in tasca o in borsetta, da utilizzare analogamente alle famose Deringer a percussione, ma a più colpi invece che a colpo singolo.
Il sistema a spillo aveva cospicui limiti: l’intaglio nella culatta o nella camera era un piccolo inconveniente e lo spillo sporgente rappresentava un pericolo dato che un urto accidentale poteva provocare uno sparo non desiderato e far partire il colpo. Il sistema però aveva dimostrato la potenzialità di una cartuccia contenente in sé il proprio sistema d’accensione e d’innesco. Horace Smith e Daniel Wesson, nativi del Massachusset, nel 1852 unirono i loro sforzi e esplorarono le potenzialità della munizione brevettata da Hunt nel 1848: si trattava in pratica di una palla di piombo con fondo cavo riempito di polvere propellente ricoperto con un disco di metallo con un fondello centrale per l’innesco, idea poi concretizzata da Flobert che produsse una capsula a percussione con una piccola palla di piombo compressa nell’estremità aperta.
Nel 1856 Smith & Wesson fecero un accordo con un ex impiegato della Colt, Rolin White, che aveva brevettato un revolver nel quale le camere del tamburo erano passanti, ovvero forate da entrambe le estremità: ciò significa che la cartuccia poteva essere inserita nel tamburo dalla parte posteriore. Era nata la rivoltella a retrocarica a bossolo metallico. Smith & Wesson brevettarono quindi il sistema a tamburo passante. Nel 1858 Smith & Wesson offrirono sul mercato una rivoltella a retrocarica in cal. “.22 (di cui detenevano il brevetto universale che sarebbe scaduto solo nel 1873) utilizzante cartucce con bossolo metallico a percussione anulare: la rivoltella era piccola, con la canna incernierata in alto che era tenuta chiusa da un gancio a molla posto nella parte inferiore dell’alloggiamento del tamburo (sistema break down), il tamburo poteva essere rimosso ed i bossoli vuoti venivano estratti usando un’astina fissata sotto la canna. L’arma ebbe un discreto successo, fortemente limitato però dal suo calibro ridotto, inoltre a volte i bossoli tendevano a dilatarsi ed a inceppare il funzionamento. Nel 1861 Smith & Wesson offrirono quindi un revolver in cal. .32”, mentre stavano progettando un’arma in cal. .44”.
Ma ormai siamo andati troppo oltre…



By Black Jack

mercoledì 13 marzo 2013

Red Dead Redemption


Ah, sa, abbiamo vissuto qui per ben trent'anni. Siamo arrivati qui dall'est. La terra non era mai stata colonizzata. Per 10 anni abbiamo combattuto gli indiani. Gente dura. Poi sono arrivati i fuorilegge, la siccità, abbiamo sofferto il vaiolo, sopportato inverni terribili, il colera. Ho seppellito più bambini di quanti ne ho cresciuti. Ho visto uomini forti appassire e morire, sotto quel sole spietato. Intere mandrie di bestiame ammalarsi e crepare. Ma nemmeno una volta ho messo in dubbio la mia vita qui. 
(Drew McFarlane)


1911. Incalzato dallo sviluppo di una società a metà tra il passato e le promesse di un futuro dove nuove invenzioni e innovazioni industriali promettono di spazzare via ogni traccia del vecchio glorioso west, il mondo di John Marston si avvia verso un lento ma inesorabile declino.

Nel 2010 la Rockstar Games lancia “Red Dead Redemption” un gioco free roaming di ambientazione western, sviluppato per piattaforma Playstation 3 e X-Box 360. Il termine free roaming identifica quella tipologia di videogiochi in cui il giocatore può muoversi all’interno dell’ambientazione liberamente, decidendo di volta in volta se dedicarsi a seguire le vicende inerenti alla trama principale oppure prediligere la risoluzione delle missioni secondarie proposte, oppure ancora, semplicemente girovagare senza meta e obiettivo.


Red Dead Redemption (RDR) ha seguito una strada già tracciata da altri videogiochi basati sulla stessa impostazione, basti ricordare il famoso GTA (sempre Rockstar). Ma l’innovazione, se così si può chiamare, portata da RDR è rappresentata dall’ambientazione western: in questo senso, risulta rappresentare il sequel spirituale di Red Dead Revolver, un gioco d’azione proposto dalla Rockstar nel 2004.

All’interno del mondo di RDR vi trovate a vestire i panni di John Marston, un uomo “vecchio stile” che incarna molte delle caratteristiche del cowboy dell’old west: inizialmente, le informazioni sul suo conto saranno poche e frammentate ma, poco alla volta, scoprirete che dietro le sue azioni, vi sono motivazioni e spiegazioni, che solo gradatamente arriverete a conoscere.



Rockstar Games ha ambientato Red Dead Redemption in tre stati posti idealmente al confine tra Stati Uniti e Messico: New Austin, West Elizabeth, e Nuevo Paraiso che, idealmente, rappresentano i reali Texas e Nuovo Messico. In fin dei conti, le licenze ludiche della Rockstar Games si fermano qua, poiché l’ambientazione riprende esattamente il mondo del vecchio west: nel bene e nel male non si tratta di una descrizione patinata e idealistica. Polvere e decadenza segnano territori arsi dal sole dove i piccoli paesi e ranch sperduti si alternano a pianure desolate dove è possibile fare gli incontri più disparati: serpenti, coyote e puma si aggirano tra le rocce, mentre potreste incappare in banditi o persone in cerca di aiuto.

Come ogni mondo western che si rispetti, in qualità di John Marston avrete la possibilità di dedicarvi a gioco d’azzardo, all’interno dei saloon o anche all’esterno, dove gare improvvisate di abilità vi permetteranno di racimolare qualche moneta. La varietà di personaggi con cui entrerete in contatto, disegnano una popolazione variegata e multietnica, vivono nelle terre di frontiera che hanno accolto migranti di varie parti del vecchio mondo e si pongono verso la società secondo l’antica legge del più forte o talvolta del più furbo.





 Non mancherà poi occasione per allenarsi a catturare (e domare) cavalli selvaggi o a cacciare (e scuoiare) animali selvatici; nelle parti iniziali del gioco inoltre, vi troverete a vivere all’interno di un ranch e, conseguentemente, ad aiutare nelle mansioni quotidiane all’interno e all’esterno dei confini di questo.


 RDR offre inoltre la possibilità di giocare in modalità multiplayer on-line: unendovi ad altri giocatori, in quel momento connessi, potrete confrontarvi nel portare a termine missioni talvolta simili ad alcune presenti  nel gioco originale.

Personalmente ho scoperto RDR per puro caso e mi sono lasciata affascinare dall’ambientazione, ancor prima che dal videogioco vero e proprio. Anche per chi solitamente non è abituato a confrontarsi con giochi su console, RDR può rappresentare una splendida scoperta: all’inizio, la trama stessa, porta il giocatore ad imparare poco alla volta come muoversi nel variegato mondo.







martedì 5 marzo 2013

Mostra fotografica sul Vecchio West




 
Dal 25 febbraio al 30 marzo, alla Casa di Vetro a Milano... c'è in mostra il Vecchio West.

La mostra, dal titolo Wild West, 1861-1912: L'America dei pionieri, fa parte della rassegna History & Photography, un progetto curato da Alessandro Luigi Perna per raccontare la storia del mondo contemporaneo attraverso la fotografia, con lo scopo di valorizzare archivi fotografici spesso frequentati soltanto dagli addetti ai lavori. Wild West è la seconda di quattro esposizioni. La rassegna ha avuto inizio nel novembre 2012 e terminerà con la quarta mostra nel maggio 2013. Si tratta di un progetto molto lungo e ambizioso che ha richiesto mesi di preparazione per selezionare le immagini giuste che potessero colpire anche coloro che non sono esperti di fotografia.

Sono state esposte cinquantacinque riproduzioni di rare immagini d'epoca provenienti dagli archivi del governo degli Stati Uniti, che rievocano tutto l'immaginario western, dai cowboy agli indiani, dalle diligenze ai chuckwagon dei coloni, dai banditi ai saloon, senza tralasciare immagini relative ai più "comuni" pionieri in cerca della terra promessa.
Alcune delle stampe sono state messe in vendita a prezzi, dicono, accessibili a tutti. Vale la pena di dare un'occhiata a quest'ambizioso progetto: l'ingresso è libero.


Wild West, 1861-1912: L'America dei pionieri, si trova alla Casa di Vetro, via Luisa Sanfelice 3, Milano.

Orari di apertura al pubblico:
Da lunedì a sabato dalle 11.00 alle 19.30
Tel: 0255019565
federica.candela@effeci-facciamocose.com
www.effeci-facciamocose.com

Ringraziamo Corrado per la segnalazione!